Perché i cani sono più fedeli di altri animali?
In questo articolo parleremo della fedeltà del cane, una delle caratteristiche che dall’alba dei tempi lo ha reso l’animale domestico per eccellenza, il miglior amico e collaboratore dell’uomo.
Ma perché i cani sono più fedeli di altri animali? Quali sono le origini, le cause, di un comportamento così speciale? Proviamo a scoprirlo.
Storie di fedeltà e tenacia
Il cinema, la letteratura e persino la mitologia ci hanno presentato innumerevoli storie di cani fedelissimi al proprio padrone.
La storia di Argo, il cane ormai vecchio di Ulisse che al ritorno del padrone ad Itaca dopo molti anni è il primo a riconoscerlo e muore dalla troppa gioia, è una testimonianza del fatto che gli antichi già conoscessero le doti della specie canina.
Storie vere, come quella di Hachiko e di molti altri, ci hanno commosso e stupito non meno delle leggende.
Ma perché i protagonisti di queste storie sono i cani e non altri animali?
Una convivenza di lunga data
La radici della storia dell’interazione fra uomo e cane affondano nell’oscurità della preistoria: si parla di 36.000 anni fa circa. In quell’era le comunità umane aveva contatti frequenti con la fauna locale, immerse com’erano in una natura incontaminata.
Alcuni dei lupi che vivevano in branco ai confini dei villaggi impararono presto che una nutrire una maggiore fiducia verso gli umani avrebbe permesso loro di avvicinarsi e nutrirsi dei loro avanzi.
Gli umani trassero da quest’avvicinamento un grande vantaggio: selezionando la prole dei lupi più fedeli, ottennero una nuova razza di canidi che si dimostrava così fedele da guidare greggi di pecore, stare a guardia di un’abitazione o cacciare assieme all’uomo.
Nacque così il legame fra uomo e cane.
Animali da lavoro
Se consideriamo però il fatto che nella storia umana il cane non è stato l’unico animale di cui l’uomo si è servito nel lavoro, apparentemente non ci spieghiamo perché il cane sia più fedele degli altri.
Anche i bovini e gli equini hanno accompagnato l’essere umano nel corso della storia delle civiltà, servendo come bestie da soma nei campi o come mezzi di trasporto: perché non ci sembrano fedeli quanto i cani? Il motivo sta proprio nella natura di questo rapporto: cavalli, asini, buoi e vacche hanno finito per servire l’uomo, mentre il cane si è dimostrato un collaboratore.
Svolgeva (e talvolta svolge ancora) mansioni complicate a fianco dell’uomo ma è diventato soprattutto un animale da compagnia: questo ha permesso al cane di stringere ancor di più il legame che si era creato anticamente, diversamente da quanto è accaduto con gli altri animali.
La legge del branco
Alcune teorie affermano che il cane, essendo un animale che in natura si organizza in branchi nei quali fa riferimento ad un “leader”, come facevano i loro antenati lupi, quando si rapporta all’uomo utilizza la stessa logica e proietta nell’uomo l’immagine del capobranco: da qui il rapporto di maggiore fedeltà nei suoi confronti.
D’altro canto, però, alcuni etologi smentiscono questa visione del rapporto fra uomo e cane, sostenendo che le dinamiche di branco esistenti fra i lupi sono diverse da quelle che si instaurano fra i cani, per cui è un istinto di diversa natura quello che li lega agli uomini.
Fra i lupi il capobranco non ottiene dal resto del gruppo un’obbedienza e una fedeltà così marcate, al contrario di quanto accade fra uomini e cani.
Non solo: il DNA del cane è simile non solo a quello del lupo grigio, suo certo antenato, ma anche a quello del cane selvatico, noto come dhone, originario del sud-est asiatico, e dello sciacallo dorato.
Lo sciacallo dorato e la logica del branco
Sulla discendenza del cane dallo sciacallo, in particolare, si espresse l’etologo austriaco Konrad Lorenz, il quale sostenne la tesi di una più certa discendenza del cane da quest’animale piuttosto che dal lupo, col quale alcuni cani si sarebbero incrociati soltanto nelle regioni nordiche, dando vita a razze come l’Alaskan Malamute e il Siberian Husky.
Proprio fra queste razze e le altre presumibilmente discendenti dagli sciacalli dorati, Lorenz notò una differenza nel modo di rapportarsi agli umani: mentre le razze nordiche sono meno propense all’addomesticamento e tendono alla competizione con l’uomo, le altre razze sono più propense alla sottomissione, quindi alla fedeltà incondizionata.
Più tardi anche questa tesi venne parzialmente smentita, pur essendo riconosciuta una parentela genetica fra il cane e lo sciacallo dorato, lasciando irrisolto l’enigma sull’origine della fedeltà del cane.
Animali indipendenti
Prendiamo l’esempio del gatto, l’altro animale domestico per eccellenza.
Anche se molti pensano che il gatto sia l’animale meno attaccato all’uomo per antonomasia, che si affezioni solo all’ambiente in cui vive o soltanto alla persona che gli procura il cibo, il gatto in realtà può essere un animale abbastanza fedele all’uomo.
Alcune tesi sostengono che la tipica indipendenza felina fa sì che i gatti scelgano consapevolmente di assecondare l’uomo e farsi addomesticare, sin dai tempi antichi.
Si tratta dunque di un affetto per l’uomo con dei presupposti differenti: ma, cosa più importante, il gatto ha una storia evolutiva ed un comportamento sociale completamente diversi da quelli del cane.
Nonostante ciò, molti padroni di gatti possono giurare che il proprio micio sia fedele e forse lo è davvero: si parla di una tendenza generale, ma ogni esemplare, a seconda del modo con cui interagisce con il padrone, sviluppa un rapporto diverso con lui.
L’adulto e il bambino
Molti etologi hanno scoperto che il gatto interagisce con l’uomo “da pari a pari”, comportandosi come farebbe un gatto adulto con un suo simile. Questo implica che l’affetto e l’eventuale fedeltà nei confronti dell’uomo sono sempre dei valori in discussione: se il gatto viene maltrattato o il padrone non rispetta i suoi spazi, il gatto può privare il padrone del suo affetto, fino a desiderare di cambiare abitazione, comportandosi come un adulto indipendente.
Il cane, invece, si rapporta all’uomo come si potrebbe rapportare un cucciolo ad un adulto, mostrando di essere dipendente da lui e dimostrandogli fedeltà e obbedienza.
Lo stesso discorso che vale per i gatti vale per altre specie di animali domestici, il cui “attaccamento” può avere le cause più svariate ma non si può parlare di fedeltà incondizionata, come invece si può fare quando ci si riferisce ai cani.
Razze campioni di fedeltà
Parlare di “fedeltà canina” in senso assoluto è però fuorviante: ogni razza ha il suo grado di fedeltà nei confronti degli umani.
Razze come quella del cane da montagna dei Pirenei, un cane pastore, è considerata da sempre una delle più fedeli all’uomo, un devoto guardiano del gregge quando svolge la mansione di pastore, e dei membri della famiglia quando vive in un ambiente domestico; lo stesso vale per lo Shetland Sheepdog, per il pastore tedesco, il San Bernardo ed il Collie.
Allo stesso modo, anche cani da caccia come il Golden Retriever o da guardia come i mastini, usati in passato dai romani anche in guerra, dimostrano un grado di fedeltà all’uomo eccezionale.
Razze meno fedeli
Esistono anche cani che nel corso della loro evoluzione non hanno sviluppato affatto lo stesso grado di fedeltà all’uomo.
Parliamo di razze come il Podenco Ibicenco, il Chow-Chow o lo Shar-Pei, su cui l’uomo ha effettuato un allevamento selettivo per criteri diversi dalla fedeltà, quali l’estetica o l’agilità.
Queste razze di cani si dimostrano molto più indipendenti della altre, meno attaccate al padrone, ma non per questo meno capaci di provare affetto: semplicemente tendono a non trattare troppo diversamente il padrone e qualsiasi altra persona, anche estranea e mettono l’indipendenza in cima alla loro lista di “valori” personali.
Cosa accade nel cervello
Sia che si tratti di semplice dinamica del branco che di qualcos’altro, è certo che ciò che accade chimicamente nel cervello di un cane ci permette di interpretare questa affezione e la fedeltà che ne deriva come amore vero e proprio.
Ricerche sulle capacità emotive dei cani hanno dimostrato che sono capaci di provare le stesse emozioni che può provare un bambino di due anni e mezzo: questo implica che il cane è capace di provare paura, rabbia ed altri sentimenti basilari, ma anche amore.
Non conoscendo i sentimenti della vergogna, dell’orgoglio e del disprezzo (che negli umani si provano a partire dai 3 anni di vita), il cane è capace di amare al massimo grado incondizionatamente, senza lasciarsi influenzare da eventuali maltrattamenti che potrebbe ricevere.
Cos’è la fedeltà per un cane?
Da quanto detto possiamo concludere che la fedeltà per un cane consiste nel suo bisogno di dividere la sua vita con il padrone (e con la sua famiglia).
Non è perfettamente coincidente con l’affetto, è qualcosa di più: un retaggio ancestrale che forse deriva, come abbiamo visto, dalla dinamica del branco tipica dei suoi antenati, oppure dalla collaborazione alle attività umane (caccia, pastorizia, guardia, etc.) o da entrambe le cose.
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Conclusioni
Ogni possessore di un cane sa che questo straordinario animale è capace di un affetto e di una fedeltà senza pari.
Esistono storie di cavalli, gatti e tanti altri animali la cui fedeltà ha stupito tante persone, ma lo stupore deriva proprio dal carattere di eccezionalità dell’evento: per un cane, invece, la fedeltà al padrone è il pane quotidiano.
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