Parliamo della rabbia nei cani
La rabbia è una malattia virale, che colpisce tutti i mammiferi, uomo compreso, causando una encefalomielite che si risolve con la morte.
Per la sua gravità, la rabbia è considerata la più grave di tutte le zoonosi: il virus è presente nella saliva degli animali infetti che prima di morire per distruzione del sistema nervoso, possono trasmetterla ad altri attraverso morsi, graffi, ferite o anche contatto con le mucose.
Essendo in Italia assenti i pipistrelli ematofagi, che sono invece molto diffusi in Sud America, i veicoli più importanti per la trasmissione della rabbia sono il cane, fra gli animali domestici, e la volpe, fra gli animali selvatici.
La rabbia, la cui incubazione va dalle poche settimane fino a un anno, è inevitabilmente fatale una volta che compaiono i primi sintomi. Esistono due forme di rabbia, un chiamata “furiosa” ed una chiamata “muta”. I primi sintomi sono per entrambe quelli di un virus non specifico: alterazioni cognitive e della sensibilità, comparsa di dolore nel punto in cui il virus è stato inoculato tramite ferita. Dopo 4/10 giorni compaiono i sintomi caratteristici.
I sintomi specifici della rabbia furiosa sono idrofobia, delirio, agitazione.
I sintomi specifici della rabbia paralitica sono scomparsa della aggressività e paralisi molle.
La caratteristica più conosciuta, l’idrofobia, è dovuta alla comparsa di un forte spasmo a carico del tratto laringo-faringeo che insorge nel soggetto colpito alla sola vista, contatto o ricordo dell’acqua o di qualunque altro liquido. La reazione violenta può essere scatenata però anche da altri agenti, come un a lieve corrente d’aria.
Non esiste alcuna diagnosi clinica che permette di identificare il virus della rabbia con precisione, le indagini vanno fatte solo in laboratorio. Questo, in caso di morso accidentale da parte di un animale sconosciuto, può rendere difficile la verifica.
La rabbia, considerata una zoonosi ad alto rischio, è soggetta a denuncia obbligatoria ed è la motivazione primaria dell’obbligo di utilizzo della museruola e del guinzaglio nei luoghi affollati, tramite un decreto del 1954.
Lo stesso decreto prevede la custodia sotto osservazione veterinaria di un cane che abbia morso un uomo, per un periodo di 10 giorni, tempo di comparsa dei sintomi clinici della rabbia o, su richiesta, il proprietario può chiedere autorizzazione alla ASL per poter tenere il cane sotto stretto controllo a casa.
In caso di morso da parte di un cane, la persona o l’animale morsi dovrebbero essere sottoposti a trattamento antirabbico post-esposizione.
La vaccinazione antirabbica non è compresa fra i vaccini delle normali vaccinazioni polivalenti, perché in Italia il fenomeno della rabbia era praticamente debellato.
Purtroppo questa pericolosa malattia è ricomparsa nel nostro paese nel 2008, partendo dal Friuli Venezia Giulia ed espandendosi fino al Veneto.
Nel periodo in cui il virus è stato presente in quelle zone, c’era l’obbligo di vaccinare i cani egli altri piccoli mammiferi domestici, oggi fortunatamente l’Italia è di nuovo indenne dal virus della rabbia, grazie a un’attiva azione dei medici veterinari delle zone colpite che hanno agito in modo capillare vaccinando soprattutto le volpi che erano il principale vettore di diffusione di questa tremenda malattia.
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