Charlie e la zampina ferita
Era una bella domenica di sole quando la mia padrona decise di portarmi a passeggio per la città.
Ho capito che aveva intenzione di passeggiare quando vidi il guinzaglio fra le sue mani ed era vestita come quando esce di casa, così cominciai a saltellare e a scodinzolare per la gioia!
“Charlie ha già capito tutto!”, disse ridendo a suo figlio, che era sul divano. “Anch’io voglio portare Charlie a spasso!”, le rispose.
Ero così emozionato, da tanto che non si passeggiava in tre con una giornata così bella!
Mi legarono al guinzaglio e quando aprirono la porta di casa io fui il primo ad uscire: feci uno scatto velocissimo, non vedevo l’ora di andare al parco! Ma i padroni tirarono un po’ il guinzaglio e capii che dovevo contenere il mio entusiasmo.
Avevano ragione, ero stato troppo impulsivo! “Quanta fretta hai!”, disse la padrona.
“Non vedevo l’ora di andare al parco!”
Stavamo passeggiando per la città. Un vigile fischiava come un matto a degli automobilisti e il trambusto del traffico mi dava molto fastidio.
Non potevo pensare che quegli umani stessero passando quella bella giornata assolata imbottigliati nel traffico cittadino!
Dopo pochi minuti arrivammo al parco: c’erano tanti bimbi con i genitori, alcuni mangiavano un gelato, altri giocavano sugli scivoli.
Sotto alcuni alberi c’erano persone che leggevano, altri che correvano lungo il viale per fare un po’ di esercizio.
Avevo già avvistato un paio di lucertoline che scappavano fra le siepi: mi diverto un mondo a rincorrerle!
“Mamma, voglio portare Charlie a fare un giro vicino a quelle siepi, deve aver visto qualcosa!”, disse il padroncino.
Aveva capito che stavo puntando alle lucertole. La mamma gli diede il guinzaglio e tutti e due corremmo verso le siepi.
“Avevo già avvistato un paio di lucertoline…”
Il mio fiuto infallibile era già a caccia delle prede: non dovevano essere andate lontano, me lo sentivo.
Il terreno era coperto di aghi di pino e altre foglie, che scostavo col mio nasino alla ricerca di qualche traccia. All’improvviso sentii una brutta fitta di dolore alla zampina: che male!
Sembrava una di quelle punture che mi fa il veterinario. Non vi feci troppo caso e continuai ad annusare. Delle lucertole nessuna traccia!
Me ne andai sconsolato e col mio padroncino tornammo da sua mamma. Continuammo a passeggiare ancora un po’, feci i miei bisognini e si fece ora di tornare a casa.
“All’improvviso sentii una brutta fitta di dolore alla zampina…”
Mentre camminavo il dolore alla zampa aumentava, ogni volta che la poggiavo a terra vedevo le stelle!
Iniziai a zoppicare un po’, ma i miei padroni stavano parlando fra loro e non si accorsero di nulla: non sapevo come far capire loro che c’era qualcosa che non andava!
Tornammo a casa e trascorremmo la giornata in tranquillità.
Soltanto nel pomeriggio, quando mi alzai dalla cuccia, il mio padroncino se ne accorse: zoppicavo davvero vistosamente! “Mamma, vieni a vedere! Charlie sta zoppicando!”, gridò preoccupato.
Lui e sua mamma mi presero in braccio e controllarono la zampina. “Guarda”, disse la padrona, “ha una brutta spina nella zampa”.
Meno male che se n’erano accorti, quella spina era lì da ore!
“Mamma, vieni a vedere! Charlie sta zoppicando!”
Si diedero subito da fare: presero dei guanti sterili, del cotone idrofilo, una bottiglia di disinfettante e delle pinzette, come quelle che la padrona usa per curarsi le sopracciglia.
Mi lavarono bene la zampina ferita, e con l’aiuto delle pinzette riuscirono ad estrarre la spina: non era troppo grande, ma che male faceva!
Col disinfettante e il cotone idrofilo ripulirono la ferita, ma mi tenevano in braccio e mi stavo spazientendo, volevo scendere!
Cominciai ad agitarmi: “Sta’ fermo, Charlie! Un po’ di pazienza ed abbiamo finito”. Stavano facendo asciugare il disinfettante per evitare di farmelo leccare.
“Con l’aiuto della pinzetta riuscirono ad estrarre la spina…”
Quando mi posarono a terra il dolore era scomparso.
La mia zampina ferita era guarita! Li guardai negli occhi ed iniziai a scodinzolare.
“Ora sei come nuovo, Charlie!” disse la padrona, poi si rivolse al figlio: “Dovremmo fare più attenzione a Charlie, quella spina era nella sua zampina da ore, chissà come gli faceva male! Lui non può parlare, perciò dobbiamo essere noi a controllarlo”.
Aveva ragione: se si fossero accorti prima che stavo iniziando a zoppicare forse non mi avrebbe fatto così male, ma per fortuna era tutto finito!
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