La storia di Arthur
In questo articolo racconteremo la toccante storia di un cane speciale di nome Arthur, un randagio che ha partecipato all “Amazon Race”, aggregandosi ad una squadra di atleti svedesi: una storia di lealtà e coraggio.
L’Adventure Racing World Series
L’Adventure Racing World Series è una gara di velocità su terreni impervi e molto pericolosi che si tiene in diversi mesi dell’anno, ogni volta in una parte diversa del globo.
Partecipano alla gara squadre di diverse nazionalità e il percorso che sono tenute ad affrontare prevede delle tappe da attraversare di corsa nel fango, o sulla sabbia, nonché pareti rocciose da scalare, stagni e paludi da attraversare con il kayak, montagne da percorrere in bici.
Una delle tappe del 2014, denominata “Amazon Race”, si svolgeva nella giungla amazzonica dell’Ecuador.
La storia che stiamo per raccontare ha per protagonisti dei partecipanti svedesi ed il cane Arthur.
L’incontro con Arthur
Stanchi, affamati e sporchi, i membri della squadra svedese si stavano preparando ad affrontare un tratto della Amazon Race lungo 688 chilometri, fra giungla e montagne.
In una breve sosta prima di affrontare una tappa di circa 32 km, aprirono un barattolo di polpette svedesi, l’unico cibo che avevano a disposizione.
Fu allora che un membro del team, Mikael Lindnord, notò nei paraggi un cane randagio sporco, malmesso, magro e leggermente ferito che lo guardava.
Era Arthur. Impietositi, gli atleti gli diedero una polpetta, che il cane mangiò con gusto. Da quel momento in poi, i loro destini si sarebbero intrecciati.
Comincia l’avventura
Un piccola, semplice buona azione può portare a conseguenze strabilianti. Il team di atleti era convinto che il cane randagio sarebbe sparito dalla circolazione subito dopo, ma si sbagliava di grosso.
“La prima regola dell’Adventure Racing”, dichiarò uno di loro dopo l’Amazon Race, “è che può accadere qualsiasi cosa. Anche le cose più inaspettate”. Gli svedesi si trovarono ad attraversare un tratto in cui il fango arrivava loro alle ginocchia: rimasero sbalorditi quando Arthur li seguì imperterrito, noncurante della difficoltà.
“Provavamo a mandarlo via ogni volta che ci trovavamo di fronte ad un tratto pericoloso”, scrive il team, “ma Arthur non ne voleva sapere. All’inizio è andato tutto bene, ma mentre avanzavamo a fatica nel fango abbiamo dovuto aiutarlo ad attraversare le zone in cui il fango era più profondo.”
Ore dopo, si trovarono a dormire su una piattaforma di cemento, esausti, ed Arthur si addormentò al loro fianco.
Un tratto pericoloso
Il viaggio estremo continuò. Ogni volta che gli svedesi si fermavano per rifocillarsi, nonostante i loro viveri fossero razionati, non se la sentivano di non dare una parte del loro cibo a quel randagio così fedele.
Avevano attraversato la giungla impervia andando incontro alla fame, alla disidratazione e alla fatica: qualcuno di loro si era anche ferito.
Ma Arthur non aveva smesso di seguirli.
I 4 atleti della squadra erano ormai giunti all’ultimo tratto della Amazon Race: si trattava di un percorso da eseguire con il kayak attraverso un corso d’acqua.
Per la temperatura rigida dell’acqua e la fauna potenzialmente pericolosa che vi si poteva nascondere, sembrava ormai chiaro a tutti che si sarebbero dovuti separare dal fedele Arthur.
Il miracolo dell’amicizia
“Lo staff dell’Adventure Racing ci aveva detto che non potevamo portare Arthur con noi sul kayak e noi avevamo intenzione di ubbidire”, racconta Mikael Lindnord.
Il team aveva notato che il cane stava diventando progressivamente più debole e stressato e decise di seguire l’ordine dell’organizzazione anche per il suo bene.
Salirono sul kayak e scivolarono sulle acque del fiume, lasciandosi alle spalle un Arthur disperato. Ma ecco che accadde l’impensabile: il cane si lanciò in acqua ed iniziò a nuotare verso di loro, con le ultime energie a sua disposizione.
Mikael, Simon, Staffan e Karen non poterono fare altro che commuoversi e recuperare Arthur dall’acqua gelida per metterlo in salvo. Nel preciso istante in cui
Arthur si tuffò in acqua, gli atleti capirono che la loro squadra era formata da 5 membri e non 4.
L’ultimo tratto
“Non fu per nulla facile procedere in kayak con Arthur a bordo”, racconta Mikael. “Quando lo tirammo fuori dall’acqua era gelido.
Ci accorgemmo che stava tremando. Stavamo tremando dal freddo anche noi, ma non ci ho pensato due volte a togliermi di dosso la mia giacca di Gore-Tex ed avvolgerla intorno ad Arthur.”
Il cane si riprese così in fretta che durante il resto del percorso in kayak si tuffò in acqua altre volte per cacciare del pesce; ogni volta il team dovette fermarsi per recuperarlo.
Dopo quest’ultima fatica l’Amazon Race era giunto al termine: trovandolo allo stremo delle forze e con diverse ferite sul corpo, il team svedese decise di portare Arthur da un veterinario locale per accertarsi delle sue condizioni di salute.
Un amico è per sempre
I ragazzi furono sbalorditi quando fu detto loro che Arthur aveva subito una ferita abbastanza seria ancor prima di affrontare il viaggio assieme a loro: nonostante la sofferenza ed il pericolo, il cane aveva deciso di seguirli stoicamente. Una cosa era certa: non potevano abbandonare il cane al suo destino.
Mikael Lindnord decise di adottarlo e portarlo con sé in Svezia, sapendo però che questo Paese ha delle leggi molto restrittive per quanto riguarda l’importazione di animali.
Così si appellò al Jordbruksverket (il Consiglio sull’Agricoltura Svedese) per ottenere i dovuti permessi.
Quando l’autorizzazione arrivò, Lindnord era al settimo cielo.
Un lieto fine
Arthur ora gode di ottima salute e vive quotidianamente al fianco di Mikael, il suo nuovo padrone.
Tutto era iniziato con un gesto di compassione verso un randagio.
“Ho partecipato all’Amazon Race in Ecuador per vincere una gara internazionale”, conclude Lindnord, “invece ho guadagnato un nuovo amico.”
Articoli correlati
Domande nel forum
risposta
risposte
risposte
risposte
risposta
risposte
risposte
risposte
risposte
Commenti