Perché oggi ci sono così tante razze diverse di cani?
Come mai alcuni animali simili appartengono a specie diverse mentre i cani domestici, in base all' aspetto, sono considerati razze diverse?
Gli scienziati hanno distinto le diverse specie in base al loro aspetto e attitudini, raccogliendo informazioni necessarie durante il ciclo vitale di un soggetto (animale o pianta) preso in analisi.
Tra tutti, particolare merito va assegnato a due famosi scienziati che hanno classificato le diverse specie come le conosciamo oggi: Carl Linnaeus, un naturalista svedese del 18 ° secolo, e Charles Darwin.
Il merito maggiore dello svedese fu la definizione e l'introduzione della nomenclatura binomiale dove a ciascun organismo sono attribuiti due nomi: il primo si riferisce al Genere di appartenenza; il secondo, che è spesso descrittivo, designa la Specie (ad esempio homo sapiens).
Darwin fu tra i primi, e certamente il più illustre tra tutti, a concepire una vera e propria teoria coerente e credibile sull' evoluzione della specie, ovvero quella della selezione naturale.
Le intuizioni di questi due grandi uomini oggi sono la base della maggior parte di ciò che la scienza moderna utilizza quando si studia una specie.
Ovviamente il metodo basilare alla portata di tutti per distinguere l'una specie dall'altra è, come già menzionato, l'aspetto, ma è abbastanza evidente che non può fornirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per classificare correttamente due organismi diversi.
Molte specie, prese in analisi da un inesperto, possono apparire spesso simili o addirittura identiche: esempio più comune è quello di mammiferi notturni come i pipistrelli e i galagidi (o galagoni): mentre i primi sono dei roditori volanti, i galagidi non sono che piccoli primati notturni africani.
Se le due specie provano ad accoppiarsi, ovviamente, non sono in grado di generare prole; questo, infatti, è il criterio primario per la divisione in diverse specie di organismi simili.
A causa di questi "depistaggi" e per via del processo di classificazione e identificazione di una specie che richiede un'attività molto lunga e laboriosa, sempre più scienziati si stanno affidando alle informazioni presenti nel DNA per ottenere identificazioni e descrizioni più precise riguardo una determinata specie.
Da ciò è nata l'esigenza di una catalogazione e classificazione delle informazioni genetiche, che ha l'obiettivo di raggruppare tra tutti gli organismi viventi quei singoli geni comuni a tutti, per produrre la sequenza di codici a barre delle specie conosciute, che varia notevolmente tra le specie ma non varia molto all' interno di specie specifiche.
Tale codice a barre sarebbe quindi utilizzabile per identificare gli organismi che non possono essere facilmente identificati (ad esempio risalire a qualche misterioso animale della foresta pluviale non ancora ben classificato) oppure per distinguere organismi quali i microbi, dai più comuni a quelli in coltura in laboratorio.
C'è stato molto dibattito tra gli scienziati su quale sequenza di DNA sia migliore per questo scopo, ed è probabile che la sequenza sarà diversa per ogni diverso regno di organismi.
Attualmente un piccolo gene trovato nel DNA mitocondriale delle nostre cellule è più comunemente usato per identificare membri del Regno Animale e un enorme database è stato costituito per molti degli animali che possiedono questo gene.
E i cani?
Gli animali domestici hanno sempre affascinato Darwin e continuano ad affascinare coloro che possiedono in casa un cucciolo.
È certamente curioso come i cani domestici siano stati allevati dall'uomo a partire da un antenato selvatico del lupo grigio (Canis lupus), assumendo poi una tale varietà di forme.
Ma tra i cani, che sono ben noti per le loro varietà ibride, diverse razze possono accoppiarsi e avere prole vitale, facendo sì che appartengano tutti ad un'unica specie, Canis familiaris.
I cani sono altamente insoliti nelle loro varietà, dal Chihuahua all'Alano, dal Carlino al Lupo Cecoslovacco.
Recentemente si è scoperto che l'eterogeneità delle dimensioni corporee è stata trovata e in gran parte spiegata tramite le differenze in un singolo gene tra razze di cani.
Darwin ha realizzato, attraverso i suoi studi, che l'uomo può forzare la selezione naturale scegliendo per l’allevamento particolari esemplari che mostrano una particolare caratteristica.
I nostri animali domestici, quindi, hanno ereditato quelle caratteristiche grazie alla selezione dell'uomo ad emergere attraverso l'allevamento dei loro antenati.
Così gli esseri umani possono accelerare il processo di selezione naturale drasticamente sfruttando le varietà di specie trovate in natura e adattando esse all'ambiente domestico.
La selezione naturale agisce di solito più lentamente, basandosi su ciò che Darwin ha descritto come discendenza modificata. Le successive possibilità di nuove forme possono essere quindi monitorate e selezionate attraverso la mutazione del DNA.
Selezione recente
Non ci crederete ma la grande varietà di razze canine è un esperimento abbastanza recente. Prima degli ultimi 100 anni, infatti, la selezione di razze diverse era molto più lasciata al caso e meno sistematica e solo recentemente lo “standard di razza” è stato applicato per il riconoscimento, ad esempio, di un vero “beagle”.
Da lì in poi si è proceduto ad allevare sistematicamente un gran numero di cani per conformarli a tale standard.
Tutte le razze di cani così come le conosciamo noi sono nate in tempi molto recenti.
Prendendo l’esempio del beagle, la razza così come la intendiamo oggi non esisteva fino a 200 anni fa.
Questi tipi di cani esistono certamente da molto tempo, almeno da 2500 anni, ma la razza moderna è stata sviluppata soltanto a partire dal 1830 in Gran Bretagna, a partire dall’incrocio di almeno tre tipi di razza.
Nel corso del tempo, a causa di mutazioni del clima e in base alle preferenze degli esseri umani, le razze sono diventate sempre più numerose e specializzate, fino a raggiungere il punto di moderna classificazione, che si basa essenzialmente sull’attitudine della razza in cinque abilità: caccia, pastorizia, guardia, lavoro e compagnia.
Oggi ci sono 340 razze riconosciute dalla Federazione Cinologica Internazionale, anche se le norme di riconoscimento canino variano da paese a paese (l’American Kennel club, ad esempio, riconosce solo 167 razze).
Sperimentazioni
Quelli condotti suoi cani purtroppo suonano come veri e propri esperimenti di selezione.
Se le razze di cani esistono in quanto gli esseri umani hanno selezionato tratti specifici, sia fisici che caratteriali, per poi continuare ad allevare gli esemplari che sembravano rispondere a quel particolare standard, vuol dire che gli stessi allevatori arrivavano perfino a sbarazzarsi degli esemplari con caratteristiche indesiderabili.
Anche oggi le sperimentazioni non sembrano arrestarsi.
L’uomo-allevatore è un vero e proprio progettista e negli ultimi anni il numero di nuovi incroci tra razze è cresciuto.
Le razze possono estinguersi?
Certo. Molte sono le razze esistite in passato di cui adesso si ignora l’esistenza.
Molte di queste furono adoperate per la selezione di una nuova razza, con il risultato che i nuovi esemplari assumevano caratteristiche fisiche e comportamentali completamente diverse dalla razza originaria.
Altre furono portate all’estinzione dai predatori (incluso l’uomo), altre ancora sono state ignorate dagli allevatori che inizialmente le avevano selezionate.
Una delle razze estinte più famose è certamente il Kuri, portato in Nuova Zelanda intorno al 14 esimo secolo probabilmente dalla Polinesia.
È ancora oggi famoso per il suo pessimo carattere: descritto come insidioso e aggressivo, era brutto e spesso ostinato e con uno scarso senso dell’olfatto.
Lo stesso non può dirsi del Talbot, bis-nonno del Beagle. Questo cane tutto bianco era molto considerato nel Medioevo, tanto che lo stemma di molte casate nobili presentava la sua immagine.
Molto fedele e con grande senso dell’olfatto, il cane fu portato in Inghilterra da Guglielmo il Conquistatore intorno al 1066.
Era infatti spesso adoperato in battaglia e affiancava le guardie reali nel servizio di polizia del regno.
Si estinse intorno al 16esimo secolo.
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