Isolamento in casa: meglio non essere troppo affettuosi con il cane
Secondo diversi esperti comportamentali, in questo periodo di isolamento domestico è bene fare attenzione a non essere eccessivamente affettuosi nei confronti dei propri animali domestici.
Quando infatti i loro padroni passano molto tempo in casa, il rischio è che i cani possano provare un falso senso di sicurezza, peggiorando l'ansia da separazione quando il padrone tornerà al lavoro.
Insomma, traendo le estreme sintesi dello studio, stare a casa per un periodo di tempo prolungato potrebbe dare ai cani un falso senso di protezione, mettendoli a maggior rischio emotivo nel momento in cui si riprenderà – speriamo, il prima possibile – una normale vita lavorativa.
Ad affermarlo è il professor Daniel Mills, dell'Università di Lincoln, che sostiene che invece le persone dovrebbero concentrarsi sulla qualità del tempo trascorso con gli animali domestici, piuttosto che sulla quantità.
"Ci sono certamente alcuni studi e aneddoti medici che affermano che se le persone non lavorano per un periodo prolungato, per esempio se si rompono una gamba e devono stare a casa, nel momento in cui tornano al lavoro determinano un maggiore rischio per i cani" - ha affermato il professore.
"Forse, dato che molti di noi rimarranno chiusi in casa con i nostri cani, questa può rappresentare una ottima opportunità per trascorrere più tempo con il proprio cane, ma non per assecondarlo eccessivamente. Invece di guardare Facebook e le notizie che potrebbero deprimerci, usate il tempo per migliorare la fiducia del vostro cane" – ha poi aggiunto Mills.
In particolare, la ricerca ha individuato quattro forme chiave di disagio che possono portare all'ansia da separazione nei cani:
- l'attenzione a fuggire da qualcosa in casa,
- il desiderio di raggiungere qualcosa all'esterno,
- la reazione a rumori o eventi esterni,
- la noia.
"Etichettare il problema del cane che si comporta in modo distruttivo, che urina o defeca in casa o che vocalizza quando viene lasciato solo come ansia da separazione non è molto utile", ha aggiunto Mills, sottolineando poi che intercettare tali sintomi “è l'inizio del processo diagnostico, non la fine. La nostra nuova ricerca suggerisce che la frustrazione nelle sue varie forme è il cuore del problema e dobbiamo capire questa varietà, per offrire trattamenti migliori per i cani".
I ricercatori, che hanno pubblicato lo studio sulla rivista accademica Frontiers in Veterinary Science, sperano di indagare più in dettaglio l'influenza che il rapporto cane - proprietario ha sui comportamenti problematici innescati dalla separazione.
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