È sbagliato punire o rimproverare il tuo cane quando combina un guaio?
Non è sbagliato “punire o rimproverare” il nostro cane quando combina un guaio: quello che di solito sbagliamo in modo anche clamoroso sono i modi ed i tempi, applicando un metro umano sia la punizione che al guaio, un modo che ovviamente il nostro cane non è assolutamente in grado di capire e che quindi renderà la “punizione” non solo inutile, ma spesso totalmente controproducente.
I cani lavorano per associazione: una azione che scatena un risultato positivo sarà da loro ritenuta buona, una azione che scatena un risultato negativo sarà ritenuta una azione da evitare.
Ma come fare a spiegare al nostro cane, ad esempio, che è sbagliato fare pipì in casa? Possiamo “punirlo” solo se lo cogliamo sul fatto e la punizione deve essere solo un secco e netto “No!”: uno scappellotto sarebbe visto come una reazione esagerata nei confronti di una cosa naturale, verremmo visti come un capobranco troppo violento, e il risultato sarà, se il cane è sufficientemente sottomesso o se è cucciolo, quello di fare di nuovo pipì per farci “sentire” l’odore di cucciolo o il fatto che non ci sono nel suo corpo sostanze che lasciano intendere una intenzione aggressiva.
Ergo: noi lo abbiamo “punito”, lui ha capito solo che noi siamo troppo violenti all’improvviso e senza alcun motivo.
Inutile anche “mettergli il muso nella pipì”: il cane lavora per associazione, capirà che noi arriviamo, siamo arrabbiati per qualcosa che lui non capisce, quindi gli mettiamo il muso nella pipì e lo picchiamo.
Per noi una “punizione”, per lui un gesto di aggressività immotivata assolutamente incomprensibile. Ovviamente a volte “funziona”: il cane quando arriviamo ha talmente paura di noi e dei nostri scoppi di rabbia senza motivo che secondo noi “capisce che ha fatto un guaio”, rafforzando così il nostro comportamento sbagliato.
In realtà, ha semplicemente paura di noi, sa che c’è la pipì e sa che noi “senza motivo”, gli mettiamo il muso nella pipì e lo picchiamo. Questo ad alcune persone che “amano i risultati” potrebbe anche andare bene purtroppo, ma che succederà quando il cane non sarà cucciolo ma sarà anziano e rischierà di perdere un poco di pipì? O semplicemente se avesse un piccolo problema di incontinenza, può capitare dopo aver sterilizzato una femmina, o una cistite? Invece di farsi curare, scapperà terrorizzato da noi o, peggio ancora, leccherà la pipì prima che noi torniamo per evitare che ce ne accorgiamo e lo “puniamo”: e noi non ci accorgeremo che ha bisogno di cure.
Un cane che ha un bel rapporto col padrone, un secco “No!” è la punizione peggiore, ma dobbiamo coglierlo sul fatto, in modo che associ il comportamento od il gesto che sta facendo con la nostra disapprovazione.
Per contro, siccome appunto lavorano per associazione, dovremo rinforzare i comportamenti positivi: se un cane abbai al postino, quando sta per arrivare il postino andiamo da lui e quando non abbaia accarezziamolo dicendogli “Bravo!”. Come dovremo dirgli “Bravo pipì” quando fa pipì fuori, per rinforzare questo comportamento.
Ricordiamoci sempre che spesso una non azione è, di fatto una azione, frutto di ragionamento, e come tale va premiata per rinforzarla.
Teniamo sempre presente che è il solo rinforzo positivo che funziona ed è quindi su questo che dobbiamo lavorare: il rinforzo negativo, ovvero la punizione immediata di un comportamento, funziona solo se la punizione avviene sistematicamente ogni volta che il comportamento viene messo in atto e ha una sorta di “scadenza”.
Se il cane viene punito 10 volte per un comportamento, ma non viene punito la 11esima, la volta successiva metterà in atto quel comportamento non per 10, ma per 20 volte.
Tanto ha imparato che prima o poi la passerà liscia e quindi ci riproverà. È lo stesso motivo per cui il rinforzo positivo funziona anche dopo avere eliminato il bocconcino: hanno imparato che prima o poi il bocconcino arriverà, ed essendo cani, non lo dimenticheranno.
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