Da ora, anche i cani possono essere pignorati
Se vi chiedete come mai “da ora” i cani possono essere pignorati, la risposta è che i cani possono essere pignorati “da sempre”.
Ha fatto scandalo una trasmissione di Ballarò che è stato poi riportata in rete e ripresa in modo quanto meno poco corretto.
Prima di tutto perché la trasmissione di cui si parla in Internet è andata in onda non in questi giorni, ma circa un anno fa. In secondo luogo perché sono state omesse, anche all’epoca della trasmissione, alcune precisazioni che poi sono state fatte proprio dal colonnello della guardia di finanza.
Esistono infatti ben tre elenchi, da sempre “attivi”, che comprendono:
- Le cose che non possono mai essere pignorate,
- Le cose che potrebbero anche essere pignorate ma con riserva
- Le cose pignorabili a seconda delle circostanze temporali.
Del primo fanno parte la fede nuziale, le decorazioni al valore, le cose sacre che sono impignorabili.
Del secondo fanno parte gli strumenti indispensabili per il lavoro, che sono pignorabili con riserva.
Del terzo fanno parte ad esempio i frutti nelle 6 settimane prima della maturazione.
Al di là degli elementi elencati in questi elenchi, tutto il resto che può avere un valore economico e dal quale può essere ricavato un qualche genere di introito vendendolo è pignorabile, ovviamente cani inclusi.
Non esiste quindi oggi, né è mai esistito in precedenza, un elenco di cose “pignorabili” in cui è stato inserito anche il nostro amico a quattro zampe: molto più semplicemente, i cani e gli altri animali in genere, non sono mai stati inseriti nell’elenco delle cose che non è possibile pignorare.
Non è una situazione nuova, è così da sempre, tanto che esiste un disegno di legge, firmato dalla Senatrice Chiaromonte, che tenta di colmare questo vuoto legislativo. Ma per ora è e resta un Disegno di Legge, ovvero lettera morta sino a che non sia stato approvato da entrambi i rami del Parlamento.
Ma anche il funzionario intervistato a Ballarò, in una puntata andata in onda l’anno scorso e inspiegabilmente tornata alla ribalta oggi come fosse una novità, specifica che i pignoramenti sono misure volte al recupero del capitale e se non si configura un possibile guadagno, nulla viene pignorato perché non ha senso mettere all’asta qualcosa che porta meno valore della stessa asta.
In buona sostanza, i cani cui si riferisce, come specifica chiaramente, sono i cani che posso essere rivenduti per un qualche utilizzo: cani da caccia, cani da tartufo, cani insomma che abbiano anche un valore economico pe altre persone e che sarebbero, quindi, disposte a spendere soldi per acquistarli, perché è solo ai soldi che mirano i pignoramenti.
Sicuramente esiste un vuoto legislativo, ma pensare che, in fase di un eventuale pignoramento, prelevino il vostro cane per tentare di venderlo a qualcuno interessato sembra al momento un po’ troppo fantasioso, un po’ come pensare che pignorino il nostro vecchio accappatoio: sicuramente se è un capo di marca e firmato e ci vedono una possibilità di rientrare, anche in parte minima, dal credito, potranno prelevare tutto, tranne appunto le cose che, per legge, sono escluse dalla possibilità di pignoramento.
Che chi ha ed ama un cane, o un gatto visto che esistono anche gatti di razza che potrebbero essere rivenduti per cifre non indifferenti, o comunque anche altri animali, come i cavalli ad esempio, vorrebbe che fossero anch’essi considerati non pignorabili in quanto sacri è ovvio ed è giusto.
Il Disegno di Legge della Senatrice Chiaromonte coglie infatti un bisogno fondamentale di chi possiede un animale d’affezione, ovvero il bisogno di essere certi che, anche se capitano circostanze in cui i problemi economici diventano gravi ed importanti, i nostri affetti non vengano toccati.
Scopo di Equitalia, per quanto ci si possa sentire in questo modo, non è vessare il contribuente insolvente, come specificava il Colonnello della Guardia di Finanza, ma fare entrare i soldi mancanti.
Sicuramente quindi, all’atto pratico, è molto difficile che davvero pignorino il nostro amico a quattro zampe e questo, anche se non dà la certezza che l’approvazione del disegno di legge della Senatrice Chiaromonte ci darebbe, ci fa sicuramente stare un poco più tranquilli o, quanto meno, meno inutilmente allarmati.
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